Wilier Triestina Jaroon, la bici d’acciaio
In un mondo dove le strade si biforcano senza offrire alternative, Wilier Triestina getta uno sguardo al passato e rinnova un segmento che è destinato a far rivivere un materiale meno nobile dei compositi, ma pronto a tutto… o quasi.
Siamo nel pieno del periodo estivo in Garfagnana; momento in cui bisogna lasciare la valle per cercare un po’ di sollievo dalle temperature roventi. Oggi la scusa è più buona che mai, grazie alla Wilier Triestina Jaroon (‘ghiaione’ in veneto), la nuova arrivata della casa che si propone di rispolverare concetti che vanno dal look vintage alla costruzione con materiali meno nobili rispetto a quelli che si trovano su armi da corsa, ma capaci di donarle un carattere valido anche per le situazioni in cui non vi aspettereste di trovare una bicicletta con queste forme.
Scusi, chi è lei?
Chiariamo bene la sua identità. Lei è una gravel (ghiaia in italiano) e di gravel tra le stradine che solcano le pendici di Alpi Apuane e Appennini ne abbiamo a volontà. Attenzione, però, non si tratta di una specialista, in quanto il regno da cui proviene è quello dell’asfalto e per adattarsi alle condizioni più toste impiega l’acciaio al cromo molibdeno con saldatura interna al posto del carbonio, che viene saldato senza congiunzioni. Le tubazioni robuste sono la caratteristica principale della Jaroon, pensata per permettere di passare quanto più tempo possibile in sella e immergersi di più in un’esperienza turistica che prestazionale.
Per essere sicuri di metterla a fuoco, ci siamo rivolti al nostro tester Nicola Manfredi, che ha militato nelle fila del ciclo cross anche a livello nazionale e che vi presenteremo meglio tra non molto. Per ora vi diciamo solo che di solito va in giro con il completo sotto la camicia, proprio come Superman, visto che era già in sella prima ancora di sapere da che parte saremmo andati.
Stavolta, come ‘centro prove’ abbiamo scelto il Parco Nazionale dell’Orecchiella, ai piedi della Pania di Corfino; ambiente ideale soprattutto in questo caso, vista la presenza di un ampio ventaglio di fondi ottimi per spremere la Jaroon.
Nel video che trovate in apertura vi lasciamo un piccolo ricordo di quel giorno, dove risalta la flessibilità di un mezzo che ha i suoi assi nella manica per lasciarsi dietro parecchi ostacoli, anche se, come ci ha spiegato Nicola, qua la differenza la fa chi è in sella se si vuole spingerla verso i limiti.
Come compensa quindi la mancanza delle credenziali di una MTB, chiediamo incuriositi. «Beh, si fa furba con degli accorgimenti tecnici – ci dice il nostro biker –, come il passo più lungo e l’angolo di sterzo più aperto, che la rendono non solo più facile, ma anche comoda e maneggevole, pur facendole perdere qualcosina rispetto al treno delle specialiste della strada. Non è un problema a dire il vero, infatti la Jaroon si adatta alla perfezione a molti ambienti e ad aiutare ci sono anche gli appoggi inferiori del manubrio che sporgono verso l’esterno di 12°, la forcella in carbonio a steli dritti e l’impianto frenante a doppio disco da 160 mm all’anteriore e 140 al posteriore, con attuazione idraulica».
Il tutto si accoppia al cambio con guarnitura da 46×36 T e cassetta posteriore 11 velocità 11-36. Il deragliatore posteriore è lo Shimano Ultegra a gabbia media e deragliatore anteriore con fissaggio a fascetta e distanziale anticaduta per la catena, concludono il pacchetto Le ruote Mavic Aksium con mozzi straightpull e raggiatura in seconda, tranne sul lato della cassetta, dove è stata preferita una raggiatura radiale.
La prova
Siamo partiti dalle viuzze di Corfino, uno dei borghi che più vale la pena visitare. Abbarbicato sulle pendici della Pania lato appennino, è caratterizzato da viuzze, scalinate, e dislivelli che rappresentano un parco giochi ideali per una monella come la Jaroon. «Già da qui è facile capire quanto questa gravel sia semplice e metta a proprio agio il biker. Si apprezza maggiormente la modulabilità dell’impianto frenante, che trasmette ottime sensazioni e permette di bloccare con decisione la ruota per le manovre evasive. Assieme alla rapportatura pressoché perfetta garantisce di lasciarsi alle spalle una notevole quantità e tipologie di ostacoli, ma vale la pena ricordare che gli enduristi sentiranno la mancanza di almeno una sospensione. A brillare sono anche le geometrie che la rendono un vero giocattolino e con uno sloping non eccessivo si percepisce tanta compattezza, data anche da un peso non eccessivo (10,50 Kg) ».
Il bello però, arriva quando ci lasciamo l’asfalto alle spalle e cominciamo a sporcarla per i boschi del parco. Qui è possibile apprezzare tutto il buono del lavoro fatto dai tecnici. Se, infatti, nei tratti bitumati non brilla quanto a scorrevolezza è tra le foglie e le sconnessioni (a patto che non siano estreme) che la Jaroon si fa strada a spalle larghe, grazie alla posizione di guida che permette di usare molto il corpo e non stanca, proprio perché l’obbiettivo era quello di creare un mezzo capace di accontentare le esigenze degli esperti, ma anche valido per chi alle prime armi si vuole spingere oltre la strada di tutti i giorni.
Ed è proprio questa la possibilità offerta da lei, il riuscire a ramificare sentieri che vanno oltre quelli caratterizzati da strisce pedonali o semafori; un’ottima compagna di avventura, insomma, per gli amanti del cicloturismo.
E come si dice, “la verità sta in mezzo” o anche “tra due litiganti il terzo gode”, per cui, se da una parte è vero che non riesce a fare il lavoro di una road racer e dall’altra nemmeno quello di una front, è indubbio che rappresenti un anello di congiunzione davvero gustoso che è impossibile da scartare nel caso il vostro cuore batta per entrambi questi mondi.